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La luce crudele

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Un libro prezioso, un’analisi lucida e appassionata sul valore morale del fotogiornalismo, una riflessione di grande rigore intellettuale, destinata a segnare ogni futura discussione critica intorno alla fotografia documentaria. 
Le fotografie che sulle pagine dei giornali o in televisione testimoniano la violenza politica e sociale sfruttano i soggetti e assecondano il voyerismo di chi le guarda o sono invece documenti preziosi e irrinunciabili?

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Susie Linfield
9788869653971

15x21 cm
328 pagine
90 fotografie a colori e in b/n
Brossura con sovracoperta

Susie Linfield, professore di giornalismo alla New York University, parte da questa domanda per comprendere in che modo la fotografia di documentazione abbia sempre lavorato a fianco della storia, assumendosi il compito non sempre facile di rappresentare la buona (o la cattiva) coscienza della società. Attraverso l’esame della critica (da Walter Benjamin e Bertolt Brecht fino a Susan Sontag e ai postmoderni), di casi emblematici (le immagini dell’Olocausto, quelle della Rivoluzione culturale cinese, delle tragedie africane e dei recenti attentati terroristici) e dei grandi fotografi di guerra (Robert Capa, James Nachtwey e Gilles Peress), Linfield ci dimostra come guardare certe immagini –  e imparare a vedere le persone ritratte – sia un atto eticamente e politicamente necessario che ci lega alla nostra moderna storia di violenza e misura la nostra tolleranza nei confronti della crudeltà. 
La luce crudele è un libro lucido e completo, ricco di spunti e di interrogativi, che sfata alcuni miti della fotografia e aiuta – anche con la sua vasta bibliografia – a conoscere e considerare le immagini che raccontano il lato oscuro del nostro mondo.  

Quel che ci offrono le foto – e questo non vale per nessun’altra forma di arte o di giornalismo – è una dialettica unica, e singolarmente potente, tra le apparenze immediate e le associazioni più durature, e a volte inconsapevoli, i sottintesi, l’insieme delle conoscenze che portiamo loro. Non è quel che è dentro o fuori dell’inquadratura che conta: il significato e la forza della fotografia documentaria vanno cercati nel rapporto tra le due cose.

Susie Linfield