Respirano i muri come respirano gli uomini e le donne. Paolo Di Stefano
Per Paolo Di Stefano il legame che unisce un uomo alla propria casa è qualcosa di profondo e fondante. Le case vengono arredate, vissute, curate e a volte abbandonate, assorbono gli odori, gli umori, i sentimenti, le vite di chi le abita e contemporaneamente le influenzano, diventando parte fondamentale della memoria più intima di un uomo.
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Nel volume l’autore racconta questo rapporto a partire dalla descrizione della casa in cui è nato, in Sicilia. Lì gli odori dell'infanzia si mescolano, evocando figure di nonni e nonne, zii e zie, bambini che urlano e corrono, in un paese diviso tra le radici arcaiche e la modernità che si sente nell'aria. È una vicenda di emigrazione che porta la famiglia prima a Mandello del Lario e poi in Svizzera, dove il respiro dei muri è un altro e gli odori si mescolano con la nostalgia. Le abitudini familiari tra Sud e Nord sono descritte nei particolari, in gesti semplici e significanti messi in atto da personaggi reali, strettamente legati all’autore, con ironia ma anche con un velo malinconico. Velo che si ispessisce nelle “voci” che occupano la seconda parte del libro, dove protagonisti insieme agli ambienti sono persone costrette all’abbandono delle loro case. Di Stefano dà voce a emigranti e a senzatetto con la confidenza di un diario e la sottigliezza di un poeta: la casa che proteggeva dal caldo e dal freddo come una madre, gli utensili di cui ci si è presi cura, in uno scambio di utilità e attenzione quasi pari, come se anche arredi e suppellettili potessero penare della separazione, avere nostalgia. Con le sue fotografie, che accompagnano i testi di Paolo Di Stefano, Massimo Siragusa ha spesso cercato di indagare le caratteristiche di un rapporto complicato e intimo: «la casa come rifugio, luogo di incontro, status sociale, affermazione di identità. E l’assenza della casa come perdita di questi elementi. Nella prima sezione, dedicata agli esterni di edifici in Sicilia, la sua regione, riconosciamo lo sviluppo d’interi quartieri medioborghesi degli anni Sessanta in quei giochi apparentemente arditi di volumi e materiali, nell’intricato rapporto tra natura, cemento e calce. […] Nella seconda parte, le diverse “voci” si accompagnano a immagini di un housing più estemporaneo e precario. Qui gli interni mossi e colorati, vuoti o al contrario riempiti all’inverosimile, sono quelli di case occupate abusivamente, di baracche, di quartieri popolari abbandonati al degrado. L’intreccio d’arte narrativa e visiva custodito nel libro esplora e rende reali le emozioni trattenute dalle mura domestiche. Mura fatiscenti, che respirano insieme ai corpi e si sbriciolano come le anime che hanno vegliato prima di lasciarle. Nelle fotografie, luoghi straripanti di oggetti restituiscono storie intime di persone assenti. Le parole affollano le immagini, che diventano la scenografia della narrazione, sottolineano un distacco potente, quasi luttuoso.
Paolo Di Stefano è nato ad Avola (Siracusa). È inviato del Corriere della Sera. Ha pubblicato poesie, racconti, inchieste e romanzi, tra cui: Baci da non ripetere (Feltrinelli 1994), Tutti contenti (Feltrinelli 2003), Nel cuore che ti cerca (Rizzoli 2008), La catastròfa. Marcinelle 8 agosto 1956 (Sellerio 2011), Giallo d’Avola (Sellerio 2013), I pesci devono nuotare (Rizzoli 2015). Con il nom de plume di Nino Motta ha pubblicato La parrucchiera di Pizzuta (Bompiani 2017). Ha vinto numerosi premi letterari, tra cui: il Grinzane Cavour, il SuperFlaiano, il SuperVittorini, il Campiello, il Volponi, Lo Straniero e il Viareggio-Rèpaci.
Massimo Siragusa è nato a Catania. Vive a Roma dove insegna allo IED. Ha esposto in numerosi musei e gallerie in Italia e all’estero e collabora con le più importanti testate internazionali. Ha vinto numerosi premi tra cui quattro World Press Photo (nel 1997, 1999, 2008, 2009) e tre Sony Awards. Ha pubblicato i libri: Il Vaticano, il Cerchio Magico, Credi e Teatro d’Italia.