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In parole povere

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Introduzione di Ferdinando Scianna

Il racconto biografico di un protagonista dei nostri anni. 

I ricordi personali, gli incontri più importanti, i grandi reportage che hanno segnato la sua vita.

Carissimo Giuanin, […] adesso che l’ho finito, so […] che questo libro farà la delizia dei tantissimi che amano le tue fotografie e attraverso la ricchezza umana di quelle fotografie hanno imparato a conoscerti e amarti anche come persona.

Ferdinando Scianna

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9788869658761
16x22,4 cm
208 pagine
78 fotografie in b/n
brossura

Il nuovo libro della collana In parole, narrato in prima persona e raccolto da Susanna Berengo Gardin, la figlia dell’autore che cura e gestisce il suo archivio, è introdotto da una Lettera all’amico Gianni, scritta da Ferdinando Scianna, e si conclude con una conversazione sulle fotografie fatte, e quelle da fare, tra Gianni Berengo Gardin e Roberto Koch.
Strutturato in dodici capitoli che danno conto della vita del grande maestro della fotografia, dall’infanzia a oggi, In parole povere rintraccia il filo del mestiere di fotografo che è anche una passione e lo dipana attraverso una vicenda biografica lunga, piena di incontri, di viaggi, di storie, di immagini colte e da cogliere. Piena, soprattutto, di quella sensibilità attenta al reale, alla società, alla gente che da sempre rappresenta il principale bagaglio di cui si deve dotare un fotografo di reportage. Il mondo di Berengo Gardin è il nostro mondo.
Dai natali a Santa Margherita Ligure “per caso”, come ama dire Berengo che si considera veneziano a tutti gli effetti, il fotografo racconta della sua famiglia, benestante e che gli assicura una educazione di tutto rispetto. Il lettore conosce così la storia del fallimento dell’albergo che i Berengo gestivano e il conseguente trasferimento a Roma nel pieno del fascismo, a cui fanno seguito lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e la prigionia di sei anni del padre in India partito volontario. Anni in cui il piccolo e poi adolescente Gianni si forma in un’epoca cruciale della nostra storia. Si descrive come un “bastian contrario”, poco avvezzo alle regole, “orgoglioso e strafottente”. Dopo Roma, Venezia, con l’impiego nel negozio di famiglia che vendeva perle e vetri, le numerose letture, i film, l’avvicinamento al circolo fotografico La Gondola che ha avuto un ruolo fondamentale nella sua formazione di fotografo. E poi arrivano gli anni di Parigi, i tanti incontri, da Jean-Paul Sartre a Willy Ronis, e la scoperta folgorante della fotografia americana (Paul Strand, Ansel Adams, Eugene Smith e altri) a cui da quel momento guarderà con costanza. Matura così la scelta di fare della fotografia un lavoro, con tutte le difficoltà per affermarsi come fotografo poi superate dalle tante collaborazioni giornalistiche come con Il Mondo di Pannunzio e poi il trasferimento a Milano, il lavoro con il Touring Club Italiano, la collaborazione con l’Olivetti e i molti reportage di successo: Morire di classe, la collaborazione con Renzo Piano e il lavoro sugli zingari solo per citarne alcuni, fino alla preziosa documentazione/denuncia delle Grandi Navi da crociera Venezia, reportage acclamato a livello internazionale. Nel frattempo l’amore e il matrimonio con Caterina, la nascita dei due figli Susanna e Alberto. E, naturalmente, le mostre nei più importanti musei internazionali e i libri. Con oltre 250 pubblicazioni, Gianni Berengo Gardin è l’autore più prolifico in ambito fotografico. Quello di Gianni Berengo Gardin è il racconto di una vita interamente dedicata alla fotografia con passione, rigore e dedizione, sempre fedele alla sua Leica: “se si è veramente fotografi si scatta sempre, anche senza rullino, anche senza macchina”. Ecco uno dei punti di forza della vita, della professione e del carattere di Gianni Berengo Gardin, tra i più sensibili, attenti e partecipi fotografi del nostro paese, che ha raccontato in modo unico la realtà italiana degli ultimi decenni.

Gianni Berengo Gardin è nato a Santa Margherita Ligure nel 1930. Dopo essersi trasferito a Milano si è dedicato principalmente alla fotografia di reportage, all’indagine sociale, alla documentazione di architettura e alla descrizione ambientale. Nel 1995 ha vinto il Leica Oskar Barnack Award, nel 2008 il Lucie Award. Gianni Berengo Gardin ha pubblicato oltre 250 volumi e le sue opere sono state organizzate in molte importanti mostre internazionali. Tra i diversi libri, con Contrasto ha pubblicato: Gianni Berengo Gardin (2005), Il libro dei libri (2014), Manicomi (2015), Venezia e le grandi navi (2015), Vera fotografia (2016), La più gioconda veduta del mondo (2019). Le sue opere fanno parte delle collezioni di importanti musei e fondazioni. Il suo archivio e la sua produzione sono gestiti in esclusiva da Fondazione Forma per la Fotografia.