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No home from war - Tales of survival and loss

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Il mio interesse per la guerra e la mia genesi di fotografo interessato al conflitto è
una storia raccontata al contrario. Ho cominciato a documentarne le conseguenze,
poi ho seguito il movimento delle persone costrette a fuggire dalla guerra prima di
passare infine a immortalare l’atto della guerra in sé e i suoi effetti immediati.
 
Ivor Prickett


IL LIBRO ACCOMPAGNA LA MOSTRA NO HOME FROM WAR: TALES OF SURVIVAL AND LOSS DAL 30 APRILE AL 30 LUGLIO 2023 PRESSO COLLEZIONE MARAMOTTI, REGGIO EMILIA

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Ivor Prickett
9788869659300

26 x 29 cm

112 pagine

80 fotografie a colori

cartonato


No home from war - Tales of survival and loss di Ivor Prickett è un lavoro magistrale, intenso e delicato di uno dei giovani interpreti del fotogiornalismo internazionale. Il libro, con un testo di Arianna Di Genova, critica d’arte, giornalista e redattrice presso il quotidiano Il Manifesto, è la prima retrospettiva italiana dell’autore e accompagna la mostra omonima che inaugura a Reggio Emilia, presso la Collezione Maramotti, per il Festival Fotografia Europea 2023 dal titolo Europe Matters. Visioni di un’identità inquieta. La mostra con oltre cinquanta fotografie scattate in scenari di conflitto dal 2006 al 2022, rappresenta la più ampia esposizione sul lavoro di Prickett fino ad oggi e sarà aperta al pubblico dal 30 aprile al 30 luglio 2023.
Un termine che spesso ritorna nei lavori di Ivor Prickett – fotografo irlandese, classe 1983, tra gli sguardi più interessanti della fotografia contemporanea – è home, “casa”. Dal 2006 in poi, nelle sue immagini che registrano i tumulti e le vicissitudini dei diversi fronti di guerra che hanno sconvolto e ancora sconvolgono l’Europa, per molti la casa è un miraggio lontano, una perdita irreparabile, un luogo del ricordo dove le centinaia di displaced della guerra non riusciranno forse a tornare mai, il sogno di chi è ormai costretto ad accontentarsi di centri di raccolta, campi profughi, sistemazioni momentanee che rischiano di diventare poi tragica e assoluta permanenza. “Non si torna a casa dalla guerra”, ci avverte Ivor e nelle sue immagini a colori, perfette nella loro costruzione plastica, intense e struggenti nei colori tenui, ritroviamo i volti e i gesti di chi ha perso tutto, casa e identità. In ottanta fotografie, Prickett ci invita così a percorrere con lui un viaggio, nello spazio e nel tempo. Da una dimensione intima e domestica dei conflitti umani e sociali nelle fotografie della minoranza serba in Croazia, sfollata negli anni Novanta a causa della guerra, passa ai ritratti della popolazione mingreliana georgiana in Abkhazia in cui emerge una solitudine tanto ordinaria quanto abissale. Si susseguono poi i luoghi di migrazione forzata, nelle terre di ricercato rifugio in Medio Oriente e in Europa, documentando la crisi umanitaria derivata dalla guerra in Siria, muovendo l’obbiettivo dal vissuto privato verso l’esterno, nel momento stesso in cui le persone si trovavano costrette a spostarsi, a vivere in campi per rifugiati o a mettere a rischio la propria vita per sopravvivere, affrontando viaggi dall’esito incerto. Fino a giungere in prima linea nelle zone di combattimento come l’Iraq, dove ha azzerato le distanze di spazio e di tempo con lo scenario bellico seguendo la brutale guerra contro lo Stato Islamico (ISIS) e la martoriata Ucraina, documentata proprio in questi ultimi mesi in cui le grandi ferite architettoniche divengono segni materiali e metafisici della distruzione dello spazio domestico e personale, aprendo uno squarcio sull’atrocità della situazione bellica in corso oggi in Europa.

Ivor Prickett nato in Irlanda nel 1983 vive e lavora a Istanbul. Con un interesse particolare per le situazioni post-belliche e le loro catastrofiche conseguenze umanitarie, Prickett ha focalizzato i suoi primi progetti sulle storie di persone sfollate nei Balcani e nel Caucaso. Negli anni recenti, lavorando esclusivamente per The New York Times, ha passato diversi mesi tra Ucraina, Siria e Iraq, documentando i conflitti sul campo attraverso immagini e parole. Ha ottenuto molti importanti riconoscimenti e premi, tra cui: The World Press Photo, The Pulitzer Prizes, The Overseas Press Club Awards, Pictures of the Year International, Foam Talent, The Taylor Wessing Portrait Prize and The Ian Parry Scholarship. È stato finalista del Premio Pulizter nel 2018 e del Prix Pictet nel 2019. Le sue fotografie sono state esposte in numerose istituzioni, tra le quali The Victoria and Albert Museum, Londra; Sotheby’s, Londra; Foam Gallery, Amsterdam; The National Portrait Gallery, Londra. Prickett è rappresentato da Panos Pictures ed è Ambassador di Canon Europe.