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L'armata dei senzatetto

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Caro signor Giovanni,

come m’è stato da Lei richiesto 

ho fatto un’indagine sugli individui segnalatimi.

Si muovono, si accendono, ballano, rumoreggiano.

Sono vivi, ma non proprio come dicono i vocabolari.

Vivi senza vene e cuori che pompano sangue,

senza stomaci divoratori.

Senza documenti da mostrare alle guardie,

senza una casa di proprietà.

Sono un’armata di senzatetto.

Dopo una breve sintesi Le illustrerò i particolari

comportamenti di ognuno di essi. 
Ascanio Celestini

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A. Celestini e G. Albanese
9788869657436

16x22,4 cm
145 pagine
30 fotografie ca. a colori
cartonato telato

L’armata dei senzatetto è frutto di una nuova collaborazione tra due grandi nomi dell’arte e della cultura italiana, quella tra l’attore, scrittore e cantastorie Ascanio Celestini e lo scultore e regista Giovanni Albanese.
Ascanio Celestini è considerato uno dei rappresentanti più importanti del nuovo teatro di narrazione. Ascolta, intervista, registra i racconti delle persone che poi vorrà narrare; ma soprattutto immagina. Fissa tutte queste parole in immagini e da queste estrae altre storie, altri racconti. Ed è quello che fa anche in questo nuovo e originale progetto in collaborazione con l’artista Giovanni Albanese, che da anni accumula oggetti selezionati e raccolti presso officine, sfasciacarrozze e mercatini dell’usato. L’assemblaggio di materiali di scarto ha generato nel tempo una piccola “armata” di improbabili creature “senza dimora”, alcune simpatiche, altre affettuose, a volte aggressive ma mai violente. Narrazioni ispirate dall’amore per il paradosso, dall’ironia irriverente (Melanina e Antimelanina, una serie limitata di finti rimedi farmaceutici per cambiare il colore della pelle), dalla denuncia graffiante (Dio della FameGuerra in scatola), ma anche da una grande sensibilità poetica.

Ne L’armata dei senzatetto Albanese dà nuova vita agli oggetti, protagonisti di storie che vengono raccontate dalle parole di Celestini. Con la sua fantasia e innata curiosità, Celestini sostiene che “per Albanese una bicicletta rotta non è destinata alla discarica, ma gli parla. Dice ‘parlano a prescindere da me’. Non esistono oggetti muti, ma solo persone sorde che non li sanno ascoltare. E Giovanni cammina in mezzo a questo cimitero del presente. Parla coi morti del suo Spoon River”.

Ascanio Celestini (Roma, 1972) autore, attore, musicista e regista. I suoi testi sono legati ad un lavoro di ricerca sul campo e indagano nella memoria di eventi e questioni legate alla storia recente e all’immaginario collettivo. Tra i suoi spettacoli teatrali più conosciuti: Radio clandestina (2000), Scemo di guerra (2003), La pecora nera (2005), La fila indiana (2009), Pro patria (2011), Discorsi alla nazione (2013), Laika (2015) e Pueblo (2017). Come autore, regista e attore ha realizzato il film La pecora nera (2010) in concorso alla 67esima Mostra del cinema di Venezia e Viva la Sposa (2015) in concorso alle Giornate degli Autori a Venezia 2015. Ascanio ha inoltre realizzato il documentario Parole sante (2007) presentato al Festival internazionale del film di Roma nella sezione Extra. Contemporaneamente è uscito il suo primo disco, anch’esso intitolato Parole sante (2007), dove sono raccolte le canzoni presenti negli spettacoli. Tra le sue pubblicazioni si ricorda Storie di uno scemo di guerra (Einaudi 2005), La pecora nera (Einaudi 2006), Lotta di Classe (Einaudi 2009), Io cammino in fila indiana (Einaudi 2011) e Pro patria (Einaudi 2012). Di lui ha scritto Edoardo Sanguineti: “Non si sa se piangere o ridere, ma non importa niente. In questa compresenza assoluta di comico e di tragico si ritrova incarnata la grande modalità tragica moderna”. “Tanti anni fa Pasolini annunciò una mutazione antropologica che stava per abbattersi sul paese – ha scritto Curzio Maltese su La Repubblica – Celestini ci racconta com’è avvenuta, quali macerie ha lasciato”. E Vincenzo Cerami leggendo e commentando le sue fiabe si chiedeva vent’anni fa “il mondo in cui viviamo saprà conservare – e rinnovare giorno dopo giorno – un’oralità capace di raccontare i destini di tutti noi?”.


Giovanni Albanese
 è nato a Bari nel 1955, ma da molti anni vive e lavora a Roma. Laureato in Architettura al Politecnico di Torino, è docente di Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Roma. Dopo le prime esperienze come pittore, verso la fine degli anni Ottanta ha cominciato a sperimentare nuovi linguaggi espressivi. Da allora ha esposto le proprie opere sia in Italia che all’estero, ricevendo numerosi riconoscimenti. Nel 1996 è stato invitato alla XII Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma; nel 2002 ha vinto il Premio Pino Pascali per l’Arte Contemporanea; nel 2008 è finalista e vincitore del Premio Acquisto al Premio Terna 01 per l’Arte Contemporanea; a giugno/luglio 2009 espone al Chelsea Art Museum di New York; nel 2011 è invitato alla 54a Biennale di Venezia a Palazzo Bianchi Michiel con la Fondazione Museo Pino Pascali. Alcune sue opere sono entrate nelle collezioni di numerosi musei, tra cui il MACRO – Museo di Arte Contemporanea di Roma, il Museo dell’Altro e dell’Altrove (Metropoliz) di Roma, il Benaki Museum di Atene, il Museo-Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare e la Città dell'arte-Fondazione Pistoletto di Biella. Ha al suo attivo anche due lungometraggi da regista: A.A.A. Achille, del 2003, scritto insieme a Vincenzo Cerami e con le musiche di Nicola Piovani, con cui ha vinto il Giffoni Film Festival; e Senza arte né parte, del 2011, con Vincenzo Salemme e Giuseppe Battiston, che si è guadagnato una nomination come Miglior Commedia ai Nastri d’Argento. “Giovanni pesca a piene mani nei magazzini del passato e con ciò che trova compone ritratti e autoritratti di dolente ironia… Non si conoscono molti artisti come lui, sempre commosso dall’incessante miracolo del nascere e del morire di tutte le cose, capace di cantare la bellezza muovendosi tra rimasugli e scarti, e cercando con gli occhi la presenza di un sopravvissuto spirito animatore” (Vincenzo Cerami).