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Il settimo uomo

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Può succedere che un libro, a differenza dei suoi autori, ringiovanisca con il passare degli anni.

John Berger

Libri come questo servono ad arricchire un percorso di approfondimento 
che, a mio parere, dovrebbe iniziare dalle scuole e dalle università.

Pietro Bartolo

 

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John Berger e Jean Mohr
9788869652202

16x22,4cm
248 pagine
100 fotografie in b/n
cartonato con dorso telato
traduzione di Maria Nadotti

 

La versione rivista e aggiornata di Il settimo uomo di John Berger con fotografie di Jean Mohr, uno dei primi saggi che agli inizi degli anni Settanta si è concentrato sul fenomeno allora nascente dell’immigrazione in Europa. Come il libro Capire una fotografia (Contrasto, 2014), anche Il settimo uomo è curato da Maria Nadotti. Il libro vanta una nuova introduzione dell’autore e una testimonianza del medico di Lampedusa Pietro Bartolo. Pubblicato per la prima volta nel 1975, questo volume resta più urgente che mai. Il titolo fa riferimento al fatto che, proprio a partire dagli anni Settanta, nelle nazioni industrializzate come la Germania e la Gran Bretagna, un lavoratore su sette era immigrato e proveniva da Paesi più arretrati come Portogallo, Irlanda, Turchia, Grecia, Italia tra gli altri. Tra la narrazione e l’intuizione filosofica, John Berger, uno dei più acuti studiosi dei fenomeni sociali e culturali contemporanei, analizza le grandi problematiche economiche e sociali che inducono i migranti ad abbandonare la propria terra, spesso verso un futuro incerto, e le ragioni che spingono i Paesi industrializzati a cercare lavoratori immigrati. Con il rigore di un giornalista, Berger riesce a spiegare la complessità del fenomeno rintracciando schemi e tematiche che permettono di interpretare anche gli attuali flussi migratori. Con la sensibilità dell’artista, dipinge le speranze, le paure, le frustrazioni e le aspettative di chi emigra e tenta di trovare una nuova collocazione in un nuovo Paese.
Attraverso il caldo e vibrante bianco e nero delle fotografie di Jean Mohr Il settimo uomo esplora il tentativo degli immigrati di ritrovare una radice culturale nel Paese di destinazione e allo stesso tempo mostra come l’immigrazione lasci la propria impronta sulla nuova società che si va a formare. Come in tutti i libri della collana In Parole, anche in questo caso il testo non spiega l’immagine e l’immagine non illustra il testo: questi due mezzi creano insieme un altro modo di raccontare e di dare corpo a una terza voce che non è solo la somma di quella dei due singoli autori.
Grazie alla strutturazione in tre parti (PartenzaLavoroRitorno), le sezioni del libro scandiscono le diverse fasi che caratterizzano il percorso degli immigrati dalla decisione di partire passando per la descrizione delle condizioni di lavoro fino poi alle riflessioni sul ritorno nei propri luoghi di origine, quando avviene.

John Berger (1926-2017) è noto in tutto il mondo come critico d’arte, poeta, giornalista, romanziere (ma l’autore, che non amava questo termine, preferiva definirsi storyteller), sceneggiatore cinematografico, autore teatrale e disegnatore. Tra le sue numerose opere narrative e saggistiche ricordiamo il fondamentale Questione di sguardi (il Saggiatore, 1998); il romanzo G., che nel 1972 gli valse il Booker Prize (Neri Pozza, 2012); la raccolta di saggi Sul disegnare (Libri Scheiwiller, 2007), lo studio Capire una fotografia (Contrasto, 2014) e i testi illustrati Il taccuino di Bento (con disegni dello stesso Berger, Neri Pozza, 2014) e Smoke (con Selçuk Demirel, il Saggiatore, 2016).

 

Jean Mohr (1925-2018) dopo gli studi in Economia e Scienze Sociali all’università di Ginevra e un corso di pittura all’Académie Julian di Parigi, si dedica alla fotografia professionale lavorando soprattutto con organizzazioni come l’UNHCR, la Croce Rossa, l’UNRWA e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro. Ha realizzato numerosi libri di fotografia, tra cui Side by Side or Face to Face, un volume retrospettivo che raccoglie il suo lavoro sui rifugiati palestinesi. Tra i vari titoli di Jean Mohr ricordiamo: After the last Sky (1986), in collaborazione con l’intellettuale palestinese Edward Said, e At the Edge of the World (1999). Dalla collaborazione tra John Berger e Jean Mohr sono nati inoltre i saggi: A Fortunate Man: The Story of a Country Doctor (1967) e Another Way of Telling. A Possible Theory of Photography (1982).

 

Pietro Bartolo, nato a Lampedusa nel 1956, è medico chirurgo specializzato in ginecologia. Nominato nel 1988 responsabile del gabinetto medico dell’Aeronautica militare di Lampedusa, nel 1991 è ufficiale sanitario delle isole Pelagie. Nel 1993 diviene responsabile del presidio sanitario e del poliambulatorio di Lampedusa dell’ASP di Palermo. È uno dei protagonisti del film Fuocoammare di Gianfranco Rosi. Nel 2016 ha pubblicato insieme a Lidia Tilotta il libro Lacrime di sale. La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza.