Speciale FotoNote: l'introduzione di Karl Lagerfeld al volume su Helmut Newton
Pubblicato il : 18/11/2024 16:33:34
Qualche anno fa Helmut Newton si trovava ad Amburgo e una sera, passeggiando sui dock, rimase colpito dall’insegna di un magazzino di carni su cui c’era scritto: Nordfleisch (carni del nord, carne del nord) e questa gli parve la definizione perfetta del suo lavoro. Ecco perché l’ho scelta come titolo per l’introduzione a questo libro. La passione di Newton per la pelle “livida” è tale che quando vuole – o deve – fare delle fotografie a colori di nudo, mescola una luce blu all’illuminazione al tungsteno per far sparire i toni caldi che non gradisce. Gli piacerebbe fare il colore senza volere, fingendo addirittura di ignorare che nella sua macchina ci sia una pellicola a colori. Dice che gli piacciono le ragazze fredde: un’altra ragione per giustificare il titolo Nordfleisch, anche se questa parola non va intesa come indifferente freddezza. Lui vuole semplicemente che la presenza delle sue modelle sia astratta dalle circostanze o dall’ambiente. Per lui “freddo” deve essere il contrario di “romantico” e di “sentimentale”. Due aggettivi che gli sono estranei e che detesta sul serio. Quando si scrive di Helmut e della sua opera, bisogna assolutamente dimenticare quelle parole. Evidentemente non si imbarazza per le lunghe descrizioni e le analisi complicate che, anzi, gli fanno dire “coloro che scrivono di fotografia, scrivono solo per coloro che scrivono di fotografia”.
Sulla sua opera ho letto analisi stravaganti e stiracchiate con formule che facevano furore all’epoca dell’astrazione lirica. Ma niente è più astratto della donna di Helmut. Se lui, mentre sta lavorando, dovesse riflettere sulle sottili motivazioni che gli vengono attribuite, ne resterebbe paralizzato, senza poter più fare niente. Resta, quindi, indifferente alle critiche e a quel che si dice. “L’unica cosa che mi interessa – sostiene – è che scrivano correttamente il mio nome”. Per quanti si scandalizzano delle sue foto, ha un’unica risposta: “Bisogna essere all’altezza, anche della propria cattiva reputazione”.
Nelle sue foto, non c’è mai scherno, né disprezzo. Non cerca di rendere ridicole le donne. Ha un modo tutto suo di idealizzare una realtà che non sempre è ideale. Ed è qui la fonte della sua ispirazione. (Henri Matisse un giorno chiese a Maillol perché le sue sculture avessero le caviglie grosse: “La signora Maillol è fatta così”, rispose lo scultore). Helmut Newton ha molto a cuore il destino delle donne: per lui non esiste un sesso più debole dell’altro. Eppure le femministe lo detestano. I giovani fotografi impegnati lo accusano di essere schiavo della società dei consumi, ma lui non fa altro che descrivere ciò che conosce e vede.
[...] Benché Helmut abbia costruito la sua reputazione come fotografo di moda, le sue foto sono sopravvissute alle mode che hanno illustrato. Ha avuto lo spirito di sfuggire al mito del fotografo di moda anni Sessanta. Col tempo, la sua stessa immagine, come le sue foto, si sono fatte più audaci, mentre quelle degli enfants terribles del periodo si sono confuse le une con le altre e si sono perdute nell’anonimato. Si stanca rapidamente e così non si ripete mai; è sempre alla ricerca di qualcosa. Raggiunto un certo livello, molti fotografi rifanno la stessa foto, ritenendo di aver portato a compimento il loro stile e di rispondere in questo modo alle aspettative del pubblico. Al contrario, non bisogna essere un esperto per riconoscere al primo colpo d’occhio una fotografia di Newton; anche se non scatta mai la stessa due volte. I suoi “periodi” sono sempre più brevi. Ecco perché non abbandonerà mai la fotografia di moda… È troppo interessato al cambiamento. Per lui, “l’arte per l’arte” è un concetto sterile.
[...] Di solito Newton lavora solo con modelle professioniste e quasi mai con uomini. Sono quindi tanto più lusingato che mi abbia fotografato, e anche spesso, negli ultimi dodici anni. Ho così imparato quello che si prova davanti al suo obiettivo: si raggiunge la sensazione quasi fisica di diventare un Newton. Lui per primo entra in trance. Soltanto la sua prodigiosa tecnica gli permette di dominare la situazione, pur non essendone granché consapevole. Immagino che mentre fotografa una donna nuda, l’atmosfera debba essere ancora più carica e intensa. Dirige le sue vittime con qualche parola in tedesco o in inglese. Di rado in francese, anche se ha vissuto più a lungo in Francia che altrove. Ma il francese deve essere una lingua che non si adatta al suo universo. Bisogna aver sentito il modo in cui pronuncia le parole in tedesco: “arsch” e “brust” per descrivere glutei e seni delle modelle che fotografa. La lingua francese sembra molto debole e si ha l’impressione che le parole descrivano cose del tutto diverse.