Speciale Città Aperta 2025 IL RESPIRO DI UNA CITTÀ Roberto Koch Alessandra Mauro
Pubblicato il : 30/06/2025 15:57:05
La mostra “Città aperta 2025” rappresenta un invito a vedere la realtà che ci circonda, a prenderne coscienza e a cogliere, attraverso gli occhi di tre fotografi, il visibile e l’invisibile della città di Roma, ciò che appare e ciò che sfugge. Al centro del progetto espositivo l’anno giubilare 2025, caratterizzato da eventi inaspettati e di epocale rilievo.
In linea con la propria sensibilità, i fotografi Diana Bagnoli, Alex Majoli e Paolo Pellegrin hanno documentato l’atmosfera di questo periodo e la sua eccezionalità storica con sguardo concentrato e profondo.
Ideata dalla Direttrice Edith Gabrielli e curata da Roberto Koch ed Alessandra Mauro con Suleima Autore, la mostra sarà visitabile presso la Sala Zanardelli del Vittoriano fino al 28 settembre 2025.
Di seguito, il testo scritto dai curatori Alessandra Mauro e Roberto Koch.
Nel suo omaggio all’idea di città, Gabriele Basilico, grande misuratore di spazi, diceva di non poter fare a meno di vedere la città come un corpo che respira, in crescita, in trasformazione, di cui gli interessava cogliere i segni, osservare le forme: “Cerco incessantemente nuovi punti di vista, come se la città fosse un labirinto e lo sguardo vi cercasse un punto preciso di penetrazione”.
La città come un corpo che si muove e muta nel tempo e nello spazio, dunque. E Roma, Urbs per eccellenza, ne è un esempio perfetto: osservarla vuol dire verificare, in una città da sempre ritratta, fotografata, rappresentata ed evocata, quali possano essere i confini reali e immaginari del suo spazio urbano in continuo cambiamento.
L’anno del Giubileo rappresenta in tal senso una sfida e una verifica straordinaria: la possibilità di registrare come, in occasione di un evento che la contraddistingue e la rende unica al mondo, Roma possa trasformarsi rinnovando la sua tradizione, il suo spirito di accoglienza, la sua necessità di innovazione e apertura.
Del resto, mai come in questi mesi Roma è stata il centro del mondo: la ricorrenza unica del Giubileo, la morte del papa durante le celebrazioni pasquali e l’annuncio del nuovo pontefice dopo un breve conclave. Ogni fase di questo delicato momento storico ha mostrato la forza di una ritualità antica e affascinante e, insieme, la sua straordinaria, coinvolgente attualità, in grado di attrarre pellegrini e turisti, credenti e semplici osservatori internazionali.
Abbiamo chiesto allora a tre autori di osservare la città in questi mesi così cruciali per la sua e la nostra storia. Abbiamo domandato loro di immergersi nel flusso della sua vita e partecipare ai suoi cambiamenti, all’invasione di persone ed emozioni, alla pacifica “occupazione” di piazze e luoghi che mai come prima hanno confermato ora il loro ruolo di spazio comune in cui ritrovarsi, crocevia di esperienze che si intrecciano e si consolidano.
Città aperta 2025. Roma nell’anno del Giubileo offre così una ricognizione fotografica su questo periodo tanto delicato quanto incredibile. Gli autori chiamati a questa sfida sono Diana Bagnoli, Alex Majoli e Paolo Pellegrin che, diversi per impostazione e stile, affidano al proprio sguardo sensibile la possibilità di ascoltare Roma e il suo battito. L’attenzione alla realtà, la possibilità di trasfigurare le azioni e i gesti umani in scene dal forte valore simbolico, l’empatia che contraddistingue il loro lavoro permette di creare un’interpretazione visiva aggiornata, insolita e memorabile.
Le immagini in grande formato e di impostazione teatrale realizzate da Alex Majoli sono dedicate in modo specifico alla “scena drammaturgica” del Giubileo. Come in grandi, contemporanei tableaux vivants, gli spazi della devozione rinnovano il loro ruolo e confermano la ritualità complessa e profonda che li ha forgiati nel tempo e ancora li rende vivi e palpitanti.
In un tripudio di colori pieno e festoso, il lavoro di Diana Bagnoli segue i percorsi dei pellegrini nel tessuto urbano, addentrandosi nella piazza per eccellenza così come nelle altre mille piazze della città. Lo sguardo di Diana verifica i volti, incontra le persone, si sofferma sulle forme e i modi di un misticismo diffuso, a volte improvvisato ma sempre profondo, che dimostra come non mai l’animo multietnico e metamorfico di Roma.
Seguiamo poi Paolo Pellegrin nel suo personalissimo viaggio nella città condotto, appunto, in queste giornate del Giubileo 2025. È un percorso apparentemente senza meta ma costruito lungo un periplo preciso che non esclude nulla, dalla monumentalità classica all’abbandono, dalle grandi arterie viarie agli edifici umbertini, dall’EUR metafisico alle incongruenze di Cinecittà, per fermarsi su quelle che un tempo si chiamavano periferie e ora sono a tutti gli effetti parti vitali di un grande agglomerato urbano, fino alle statue, ai loro silenzi, e agli incredibili e magici pini di Roma. Una città che in sé racchiude tutto. Una città, è stato detto, “affascinante e volgare, bellissima e laida, internazionale e provincialissima”[1].
Del resto, in un’epoca post-metropolitana, oggi la città come l’abbiamo sempre immaginata, con il suo centro e i suoi confini, forse non esiste più e il corpo che respira, il corpo in crescita e in trasformazione di cui parlava Basilico si è mutato in qualcosa di altro.
In un suo recente saggio, Massimo Cacciari avverte come non abbia più senso, ormai, parlare di città, ma semmai di territori dove “la città è ovunque; ergo non vi è più città. Non abitiamo più la città, ma territori […] La possibilità stessa di fissare confini alla città appare oggi inconcepibile, o, meglio, si è ridotta a un affare puramente tecnico-amministrativo. Chiamiamo città questa ‘area’ per ragioni assolutamente occasionali. I suoi confini non sono che un mero artificio. Il territorio post-metropolitano è una geografia di eventi, una messa in pratica di connessioni, che attraversano paesaggi ibridi. Il ‘limite’ dello spazio post-metropolitano non è dato che dal ‘confine’ cui è giunta la rete di comunicazioni; man mano che la rete si dirada possiamo dire di ‘uscire’ dalla post-metropoli, ma è evidente che si tratta di un ‘confine’ sui generis: esiste soltanto per essere superato”[2].
Città aperta 2025. Roma nell’anno del Giubileo è il nostro invito a compiere un viaggio urbano nella Roma di oggi, seguendo lo sguardo di Bagnoli, Majoli e Pellegrin per verificare con loro la forza della città, la sua eterna presenza, la possibilità di trasformazione e adattamento, tra stratificazioni e incroci. La sua crescita continua e i suoi confini che, come sempre, esistono per essere continuamente ridefiniti e superati.
[1] Stefano Malatesta, Introduzione a Silvio Negro, Roma non basta una vita, Neri Pozza editore, Vicenza, 2014.
[2] Massimo Cacciari, La Città. Nuova edizione, Pazzini Editore, Verrucchio (RN), 2021, p. 51.
Didascalie:
© Francesco Di Benedetto