L’ALBA CHE ASPETTAVO. Portogallo, 25 aprile 1974. Immagini di una rivoluzione

Pubblicato il : 10/07/2024 14:50:30

Qui di seguito un testo speciale estratto dal catalogo della mostra "L'alba che aspettavo. Portogallo, 25 aprile 1974. Immagini di una rivoluzione": "Andare a vedere". Un ricordo della Rivoluzione dei garofani di Enrico Deaglio


  

Come si fa a dimenticare? Il 25 aprile 1974 e Grândola Vila Morena, che era diventato il più romantico inno di battaglia dopo Bella Ciao… E quel senso di stupore, di fiaba. Pensate: una rivoluzione senza morti che in sole ventiquattr’ore distrugge l’ultimo fascismo in Europa (durava dal 1928 ed era stato quasi dimenticato – quindi si pensava fosse eterno); un movimento di capitani dell’esercito e della marina mandati a morire pur di reprimere i movimenti per l’indipendenza nelle colonie africane si è ribellato, ha fraternizzato con i ribelli, ha imposto la fine di una guerra che dura ben più di quella del Vietnam…
Tutto ciò era così inaspettato; tutto ciò era così vicino a noi! Ricordare quei tempi mi rimanda a un periodo felice della mia giovinezza. Avevo 27 anni, facevo parte di Lotta Continua il più battagliero e scanzonato tra i movimenti politici nati nel 1968, ed ero di fatto il direttore del suo giornale quotidiano, quattro fogli di carta in tutto, però molto liberi. In Italia erano tempi difficili, scoppiavano dovunque bombe e si temevano colpi di Stato, per cui una naturale diffidenza verso un putsch dell’esercito era normale. I militari non sono certo dei “soggetti rivoluzionari” (pensate a quanto era successo solo un anno prima in Cile), attenzione… Invece Lotta Continua si innamorò subito dei garofani di Lisbona. Un po’ perché era un sogno che si avverava, un po’ perché alcuni di noi (Guelfo Guelfi, Lionello Massobrio, Randi Krokaa, Stefano De Stefani, Augusta Conchiglia) erano stati nel 1970 in Angola per propagandare, con un film RAI, l’MPLA di Agostinho Neto), un po’ perché volevamo “andare a vedere”.
Così, fin dai primi giorni, prese corpo un’incredibile migrazione politica di militanti, studenti, operai, sindacalisti, giornalisti, fotografi, curiosi… Tutti a Lisbona! Non solo, ma tanto affetto fu immediatamente ricambiato: quei capitani dell’esercito portoghese ci videro subito come amici e compagni e ci invitarono alla festa della rivoluzione, e volentieri ci ammisero alla loro discussione sul che fare, una volta che la rivoluzione ha inaspettatamente vinto.
Vado ai miei ricordi: l’MFA (Movimento delle Forze Armate) diede a Lotta Continua la villa requisita a una grande banca, il Banco Espírito Santo, come rappresentanza diplomatica; la TAP, le linee aeree portoghesi, stipulò un accordo per voli charter e distribuzione dei giornali, cosicché duemila copie di Lotta Continua rosseggiavano a Rossio e República, il primo giornale libero del Portogallo, era distribuito quotidianamente nella sua versione originale in portoghese a Roma insieme al nostro.
I mesi eroici della rivoluzione, in cui si discuteva di esproprio dei latifondi, nazionalizzazione delle industrie (Salazar non le aveva mai amate, perché avrebbero portato il socialismo), riscrittura di una Costituzione, formazione di sindacati, indipendenza delle colonie e in cui gli sconfitti (il grande padronato, la Chiesa) tentarono una serie di colpi di mano, ci videro ammessi alle grandi decisioni. Assemblee e solidarietà, volontariato di ogni genere.
I reportage erano affidati a Franco Platania, il leader degli scioperi alla Fiat Mirafiori (ne ricordo uno che cominciava così: “Ieri il traffico nel centro di Lisbona è stato praticamente bloccato da un’enorme manifestazione aperta dallo striscione: Não a Optalidon e Buscopan. Mi informo, mi dicono che sono i sostenitori della medicina alternativa; incredibile quante energie nascoste la caduta del fascismo ha liberato!”).
Ricordo l’emozione quando Fausto Giaccone ci portò il reportage fotografico dell’occupazione di un grande latifondo nel Ribatejo. Le foto le potete vedere in questo volume; né più né meno che la rivoluzione in diretta (di nuovo senza violenza: mancarono all’appello solo due bambole che due bambine sottrassero dalla villa dei signori), in uno scenario senza tempo e senza memoria… Una storia che nessuno si sarebbe aspettato e che, per fortuna, rimase impressa nella pellicola.
Ricordo una grande manifestazione a Roma che raccolse più di 50.000 persone per sostenere la democratica rivoluzione portoghese e dal palco parlarono i capitani protagonisti, e anche l’ammiraglio António Rosa Coutinho, artefice dell’indipendenza dell’Angola.
  

(Un ricordo, affettuoso: i fervori della manifestazione, un certo clima di tensione creato ad arte dal Ministero degli Interni, l’appoggio che ci diede Sandro Pertini, allora presidente della Camera, e le telefonate che arrivavano al giornale di militanti che chiedevano come dovevano comportarsi. Che striscioni portare, per esempio. E così, la federazione di Lotta Continua di Mantova sfilò con lo striscione: “Ne abbiamo abbastanza del vescovo di Bragança”, copyright Adriano Sofri. Il vescovo di Bragança era un terribile reazionario che mandava le sue squadracce nel nord del paese a saccheggiare le sedi del Partito Comunista Portoghese. Chissà se esiste una fotografia di quello striscione! Sarebbe un bel reperto archeologico! Chissà se esiste una fotografia di quello striscione! Sarebbe un bel reperto archeologico!)
Ricordo bene i nomi di quel periodo: il capitano Salgueiro Maia, Vasco Gonçalves, Ernesto Melo Antunes (il pensatore più fine, portato alla diplomazia, il preferito dal Manifesto), Otelo Saraiva de Carvalho (il “Che Guevara” nato a Lourenço Marques, oggi Maputo, era naturalmente quello che ci piaceva più di tutti) furono in grado di garantire – superando i tentativi direstaurazione della Chiesa, dei grandi banchieri, dei generali dell’esercito, e senza ambizioni dittatoriali, l’indipendenza di Angola, Mozambico, Guina Bissau e Timor, il ritorno alla democrazia, i prigionieri politici liberati, gli archivi della PIDE ritrovati, i leader politici Mario Soares e Alvaro Cunhal tornati dall’esilio– protagonisti nel 1975 delle prime libere elezioni.
Gli ultimi ricordi sono due: il primo è la comparsa, in una manifestazione della sinistra in piazza Navona, a Roma, novembre 1974, di un folto gruppo di soldati in divisa con il viso coperto; manifestavano per la democrazia nelle forze armate ed erano stati loro a denunciare che nelle caserme italiane, in quell’anno, si tramavano colpi di Stato. Fu una sorpresa per tutti – dopo la Grecia, dopo il Cile – vedere quanto dal Portogallo fosse velocemente arrivata la lezione più importante, e cioè che proprio gli eserciti di leva possono essere baluardo contro il fascismo e le avventure coloniali. Un regalo che i capitani dell’MFA hanno fatto al mondo.
Il secondo ricordo, invece, è doloroso. Lotta Continua rimase molto affezionata all’Angola, tanto che nel 1975, quando la sua indipendenza fu dichiarata, convocò una grande manifestazione per chiedere al Governo italiano di riconoscere ufficialmente la Repubblica Popolare. Nel corso di quella manifestazione, per proteggere l’ambasciata dello Zaire, i carabinieri spararono, con chiara volontà omicida, su un gruppo di giovani manifestanti. Nel corso di quella manifestazione, per proteggere l’ambasciata dello Zaire, i carabinieri spararono, con chiara volontà omicida, su un gruppo di giovani manifestanti. Le pallottole si accanirono su un giovane di caduto a terra. Si chiamava Pietro Bruno, 18 anni. A suo nome è stata fondata una “scuola popolare” per aiutare a combattere la dispersione scolastica, nel quartiere della Garbatella a Roma.

                                                                                                                                                                          Enrico Deaglio

Didascalie:

1. Una colonna di auto della Scuola Pratica di Cavalleria lascia la zona delle operazioni, Santarém, 25 aprile 1974 © Mário Varela Gomes

2. La caduta del regime viene celebrata dal balcone del giornale República. Tra gli altri, Raúl Rego e Vasco da Gama Fernandes, Lisbona, 26 aprile 1974 © Mário Varela Gomes

3.  Un militare con il giornale República con il titolo “Le forze armate hanno preso il potere” e la nota a pie’ di pagina che dice: “Questo giornale non è stato rivisto da nessuna commissione di censura”, Lisbona, 25 aprile 1974 © Carlos Gil

4. I soldati cercano di sbarrare la strada nella Travessa do Carmo durante l’assedio alla caserma della GNR, dove si era rifugiato Marcello Caetano, Lisbona, 25 aprile 1974 © Carlos Gil



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