Ingranditore: Magnum Magnum
Pubblicato il : 18/12/2023 11:11:42
Compiendo un interminabile viaggio in solitudine, Matt Black percorre migliaia di chilometri in un paesaggio dagli orizzonti infiniti con uno scopo particolare: documentare le zone di povertà che nessuno vuole vedere, di cui tutti vogliono tacere – perché parlarne significa parlare di fallimento, iniquità sociale, necessità di occupazione, mancanza di futuro; e perché ci mostra le bugie e le ombre che si nascondono dall’altra parte del sogno americano. Ci racconta le persone dimenticate che resistono con dignità alla durezza della loro vita; le piccole comunità agricole svantaggiate e trascurate che, con i loro sforzi e il loro lavoro, contribuiscono alla ricchezza di un paese che non restituisce mai. Il loro lavoro è anche legato al rapporto con la terra, con ciò che conoscono, con le esperienze che hanno vissuto, con ciò che amano e con ciò che hanno sofferto: parla dal livello locale a quello nazionale, e quindi all’universale. Matt ci racconta destinazioni accettate così come sono. Strade deserte, autostrade vuote, paesaggi aspri, climi estremi che plasmano i raccolti, campi aridi, solchi sulla strada di percorsi che si ripetono ogni giorno, morti anonime, case buie, tende tirate, mani impotenti che si posano su tavole che portano gli stessi solchi del tempo e del sole, e che poi si danno forza a vicenda. Quello di Matt è lo sguardo saggio e profondo di chi vuole essere equo in ciò che mostra, e che segue il proprio percorso di conoscenza, critico nei confronti del sistema e solidale con le persone con cui ha vissuto e sofferto, e di cui ha ascoltato le storie. Fedele alla verità, Matt si preoccupa di mostrarci le disuguaglianze di un paese, fotografando il paesaggio silenzioso e le persone che lo abitano con integrità e franchezza. Con una visione chiara, ci avvicina alle vite di coloro che sono più sfortunati. Le sue immagini nascono dall’emozione, dalla comprensione e dal sentimento di vicinanza a tutti coloro che vivono nella disperazione. Esplora con determinazione lo sconforto, la rassegnazione e l’amarezza per le disuguaglianze, la mancanza di opportunità, la crudeltà del destino, i sogni rubati, quelle forme di “morte in vita” che sono l’indifferenza e l’abbandono, con il desiderio che le sue fotografie possano contribuire a salvare la speranza e la dignità dei dimenticati, in un paese più equo.
Cristina García Rodero
Inge Morath è, per me, soprattutto una signora. E senza dubbio una personalità straordinaria e una straordinaria fotografa. Nell’immensa vastità delle sue fotografie si legge una storia lunga una vita. Inge Morath era certamente una cronista e la Storia le sarà grata del fatto che ciò si sia proiettato nel suo lavoro, che lo abbia modellato attraverso se stessa, diventandone lei stessa parte. La sua vita è leggendaria. E quanto della sua storia continua a vivere nella Magnum! L’ho incontrata una volta e ricordo ancora i suoi occhi, dolci, limpidi e profondi – lo sguardo gentile di una donna bellissima. Ho guardato in quegli occhi, sperando di vedervi impresso il suo mondo. Dalle date e dai luoghi delle sue fotografie, si può individuare il percorso dei suoi viaggi. Incisi sul globo, creano una sorta di personale scrittura, la firma di Inge sul nostro mondo. È l’universale, la visione globale presente nel suo lavoro ad attrarmi. E, naturalmente, la leggerezza e la semplicità di una fotografa della sua classe, di una donna forte e indecifrabile.
Gueorgui Pinkhassov