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Interviste impossibili ma non improbabili ai grandi fotografi

Come disse (veramente) Robert Capa, “tutte le cose

scritte in questo libro, vere o meno che siano, forse hanno

qualcosa a che fare con la verità”. Almeno, era questa

la mia intenzione.

Michele Smargiassi

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Michele Smargiassi
9788869658433

Formato: 16x22,4 cm
Pagine: 156
Fotografie: 38 in b/n
Confezione: cartonato telato

Voglio proprio vedere. Interviste impossibili ma non improbabili ai grandi fotografi raccoglie sei interviste immaginarie ad altrettanti grandi fotografi del passato: Robert CapaNadarTina ModottiVivian MaierEugène Atget e W. Eugene Smith, sei incontri straordinari con persone straordinarie. Giornalista, scrittore e cultore della fotografia, Michele Smargiassi risale anacronisticamente il tempo per porre a tutti alcune domande sulla loro vita e sulle loro opere.
Nella finzione letteraria incontra dunque Nadar, personalità unica della fotografia dell’Ottocento e padre del ritratto contemporaneo; Robert Capa, forse il più celebre fotogiornalista della storia, tra i fondatori dell’agenzia Magnum; Vivian Maier, la taciturna bambinaia-fotografa scoperta casualmente da un giovane americano pochi anni prima della sua morte. E poi ancora Eugene Smith, geniale fotografo di Life, al quale è stato dedicato il più importante premio per il fotogiornalismo; Eugène Atget, mozzo, attore e fotografo, celebre per le sue vedute di Parigi; infine Tina Modotti, fotografa, militante politica e attrice, nata in Italia ma la cui vita si è divisa tra gli Stati Uniti e il Messico dove morì in circostanze misteriose.
Nelle pagine di questo libro, originale ibrido di saggio e fiction, attraverso le parole (ritrovate o immaginate) di sei personalità complesse e affascinanti, Smargiassi cerca di indagare alcuni temi cruciali della cultura fotografica: il mestiere e il ruolo sociale del fotografo, la narrazione delle immagini, la guerra e l’impegno, il rapporto con lo spettatore, la fotografia anonima. E soprattutto cerca la risposta a una domanda che risuona da quasi duecento anni: perché fotografiamo?

“A tutti ho posto, in forme diverse, la stessa domanda: perché fotografate? Perché è giusto, bello, necessario, utile fotografare? O magari non lo è? Da ciascuno ho avuto una risposta diversa. Perché la fotografia non esiste: esistono le fotografie, ognuna diversa dall’altra. E alla fin fine, penso che tutte le fotografie condividano una medesima, forte, semplice spinta antropologica, morale, umana: la voglia di vedere il mondo e di condividere quella visione”.

 

Michele Smargiassi

Michele Smargiassi è giornalista professionista da oltre trent’anni, prima a L’Unità poi a La Repubblica, dove si è occupato di cronaca e cultura. Coltiva la sua passione per la storia sociale e l’antropologia della fotografia scrivendo articoli e saggi (uno dei quali, sulla fotografia familiare, e apparso sugli annali della Storia d’Italia Einaudi), curando mostre e pubblicazioni, collaborando con musei e istituzioni, tenendo conferenze e corsi.
Tra i suoi libri: Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso (Contrasto, 2009), Sorridere (Contrasto, 2020). Fa parte del direttivo della Societa Italiana di Studi di Fotografia e dei comitati scientifici del Centro italiano per la fotografia d’autore di Bibbiena e della Fondazione Nino Migliori. Cura il blog Fotocrazia su La Repubblica.