16x22,4 cm 156 pagine 38 fotografie in b/n cartonato telato
Voglio proprio vedere. Interviste impossibili ma non improbabili ai grandi fotografi raccoglie sei interviste immaginarie ad altrettanti grandi fotografi del passato: Robert Capa, Nadar, Tina Modotti, Vivian Maier, Eugène Atget e W. Eugene Smith, sei incontri straordinari con persone straordinarie. Giornalista, scrittore e cultore della fotografia, Michele Smargiassi risale anacronisticamente il tempo per porre a tutti alcune domande sulla loro vita e sulle loro opere. Nella finzione letteraria incontra dunque Nadar, personalità unica della fotografia dell’Ottocento e padre del ritratto contemporaneo; Robert Capa, forse il più celebre fotogiornalista della storia, tra i fondatori dell’agenzia Magnum; Vivian Maier, la taciturna bambinaia-fotografa scoperta casualmente da un giovane americano pochi anni prima della sua morte. E poi ancora Eugene Smith, geniale fotografo di Life, al quale è stato dedicato il più importante premio per il fotogiornalismo; Eugène Atget, mozzo, attore e fotografo, celebre per le sue vedute di Parigi; infine Tina Modotti, fotografa, militante politica e attrice, nata in Italiama la cui vita si è divisa tra gli Stati Uniti e il Messico dove morì in circostanze misteriose. Nelle pagine di questo libro, originale ibrido di saggio e fiction, attraverso le parole (ritrovate o immaginate) di sei personalità complesse e affascinanti, Smargiassi cerca di indagare alcuni temi cruciali della cultura fotografica: il mestiere e il ruolo sociale del fotografo, la narrazione delle immagini, la guerra e l’impegno, il rapporto con lo spettatore, la fotografiaanonima. E soprattutto cerca la risposta a una domanda che risuona da quasi duecento anni: perché fotografiamo?
“A tutti ho posto, in forme diverse, la stessa domanda: perché fotografate? Perché è giusto, bello, necessario, utile fotografare? O magari non lo è? Da ciascuno ho avuto una risposta diversa. Perché la fotografia non esiste: esistono le fotografie, ognuna diversa dall’altra. E alla fin fine, penso che tutte le fotografie condividano una medesima, forte, semplice spinta antropologica, morale, umana: la voglia di vedere il mondo e di condividere quella visione”.
Michele Smargiassi
Michele Smargiassi è giornalista professionista da oltre trent’anni, prima a L’Unità poi a La Repubblica, dove si è occupato di cronaca e cultura. Coltiva la sua passione per la storia sociale e l’antropologia della fotografia scrivendo articoli e saggi (uno dei quali, sulla fotografia familiare, e apparso sugli annali della Storia d’Italia Einaudi), curando mostre e pubblicazioni, collaborando con musei e istituzioni, tenendo conferenze e corsi.
Tra i suoi libri: Un’autentica bugia. La fotografia, il vero, il falso (Contrasto, 2009), Sorridere (Contrasto, 2020). Fa parte del direttivodella Societa Italiana di Studi di Fotografia e dei comitati scientifici delCentro italiano per la fotografia d’autore di Bibbiena e della FondazioneNino Migliori. Cura il blog Fotocrazia su La Repubblica.
Interviste impossibili ma non improbabili ai grandi fotografi
Come disse (veramente) Robert Capa, “tutte le cose
scritte in questo libro, vere o meno che siano, forse hanno
qualcosa a che fare con la verità”. Almeno, era questa