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Henri Cartier-Bresson In Cina

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Abitato da una sorta di passione per quei continui slanci che lo rendevano poco sensibile all’elaborazione di un libro o di una mostra, HCB era costantemente teso verso la prossima immagine, quella dell’istante che sarebbe venuto, che lo avrebbe stupito ancora una volta.

Michel Frizot
Ying-lung Su

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A cura di Michel Frizot e Ying-lung Su
9788869657924

24 x 29 cm
288 pagine
130 fotografie circa in bianco e nero e a colori
cartonato

Henri Cartier-Bresson, dopo aver fondato la Magnum Photos da appena diciotto mesi, parte per Pechino per realizzare un reportage, commissionato dalla rivista americana Life, sulla caduta del governo del Kuomintang e la conseguenziale fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Il fotografo si vede costretto a lasciare la città dopo soli dieci giorni; da lì si sposta a Shanghai e assiste al “Gold Rush” (da cui deriva il suo scatto più famoso della folla accalcata all’ingresso delle banche): decide così di trattenersi per altri 10 mesi, al fine di seguire il flusso degli eventi. Cartier-Bresson rimane folgorato dalla civiltà cinese, dalla cultura e dalla tradizione (si convertirà al buddismo) ed è anche per questo che decide di ritornarci dieci anni dopo.

Henri Cartier-Bresson in Cina ci permette di rilevare un modus operandi preciso del fotogiornalista, che documenta gli avvenimenti politici, appunta sensazioni e stati d’animo, scrive lettere ai genitori e mantiene i contatti con le più importanti riviste mondiali, collegando tutto puntualmente alle immagini. Grazie al suo sguardo profondo e partecipe, all’attenzione verso il “fattore umano”, al senso di responsabilità per il ruolo del fotografo-testimone, le immagini della Cina sono straordinarie, perfette nella loro sintesi tra poesia e documentazione e confermano la grandezza dell’autore – vero “occhio del secolo” della fotografia del Novecento.